I Tillet erano stati precisi nell'illustrare in dettaglio la tecnica di stampa, un po vaghi su come “finire” i tessuti una volta stampati. Ipotizzavano che probabilmente in Sicilia, come in Sud America dove avevano a lungo lavorato, bastava esporli al sole per qualche tempo perché i colori si fissassero al tessuto.

Con i colori ad acqua da noi usati, questo processo si attiva esponendo il tessuto per alcuni minuti ad una temperatura di 130-150 gradi a secco o a vapore. I primi esperimenti li abbiamo fatti con il forno di casa in piazza Marina 51. I foulards con i primi disegni , la Sirena, l'Etna e gli Hopliti venivano accavallati sulla griglia ed infornati. Inutile dire che il forno spesso aggiungeva del suo ai colori della stampa.

Gli altri esperimenti li abbiamo fatti nel laboratorio della Signora Torregrossa in via Rosolino Pilo, dove il vapore veniva usato per la plissettatura dei tessuti, e nella stireria dell'Hotel Jolly, li impiegato per la stiratura delle lenzuola. Da ultimo ci siamo rivolti alla ditta Spinnato e fatto costruire un forno a pozzetto con una resistenza elettrica dove i tessuti venivano calati dall'alto, dopo averli appesi a una griglia. Ma anche così capitava a volte che i tessuti  tirati fuori dal forno risultavano “bruniti” nella parte più vicina alle resistenze.

  

La soluzione arrivò grazie al finanziamento di papà Hildebrandt e Regine è  andata a Torino ad ordinare un forno professionale.

Ma non era ancora finita. Quando il forno arrivò realizzammo che il peso era tale che probabilmente le solette del nostro atelier non lo avrebbero retto. Così, mentre il forno stazionava in piazzetta Meli, siamo andati alla ricerca di un locale dove collocarlo. Ci vennero in soccorso i nostri dirimpettai, gli Amato argentieri, che ci misero a disposizione le stalle di palazzo  Pantelleria e il forno fu sistemato fra le mangiatoie.

img000244
img000248
img000249
img000250
img000251
img000254