Tre erano i motivi che hanno svegliato il mio interesse per l'Armenia. Il primo partiva da Hermann Goltz, pastore evangelico, amico del Katholikos d'Armenia, che ha introdotto la Comunità di San Giovanni Battista alla Chiesa Armena; il secondo veniva da Heidi Kind, vicina di casa a Barico, che in Armenia aveva fondato "Little Bridge", un associazione con lo scopo di aiutare i sofferenti di quella nazione. Il terzo è nato dai racconti della mia amica Elsbeth Hochberger, che ha visitato l'Armenia. Tutti e tre mi raccontavano un Armenia diversa. Da lì il mio desiderio di vedere con i miei occhi, e di verificare.

Così, Rosario ed io siamo partiti alla scoperta di Hayastan, come gli Armeni chiamano quel territorio a loro rimasto.
Abbiamo traversato il paese con Hakob Markosyan e l'autista Grigori, visitando chiese e monasteri, e a piedi le strade di Erevan, incontrando persone con le quali ci lega un amicizia che dura negli anni. Abbiamo incontrato Maria Goris, che ci ha portato dalle persone sostenute da "Little Bridge." Vedendo asili, case, e un istituto per bambini handycappati. In questo istituto ho scoperto la bravura manuale di questi ragazzi. Sapendo che, una volta adulti, non potendo rimanere in quella istituzione, erano destinati a ricoveri di fortuna ho cercato di prospettare al direttore dell'istituzione in alternativa a un destino triste e incerto, di creare dei workshop protetti, dove questi giovani avrebbero potuto continuare il lavoro manuale e contribuire con esso al loro sostentamento. Mi sono offerta di sviluppare il progetto, di organizzare la sua realizzazione, e di avviare la vendita degli oggetti che uscivano da questo workshop/laboratorio. A mie spese.
Il progetto non ha superato lo scoglio dell'incomprensione, sia linguistico che culturale, e si è arenato, col mio sommo dispiacere.

 

IMG-0794.JPG
IMG-0795.JPG
IMG-0796.JPG
IMG-0797.JPG
IMG-0798.JPG
IMG-0799
IMG-0800
IMG-0801
IMG-0802